Common use of Cenni storici Clause in Contracts

Cenni storici. Per ragioni di tempo, non è po ssibile rac contare la storia di un Paese c he, nelle s ue numerose ville storiche, cons erva le vestigia di un im portante passato che ha vist o l’alternarsi e il consolidarsi d i n obili fa miglie de l mila nese e della Brianz a, né le sue vicende economiche. E’ necessario, comunque, soffermarsi brevemente almeno su alcuni aspetti economici che ci aiuteranno a com prendere lo stretto rapporto tra lo svilupp o del cosiddetto “com parto agroalimentare” e il territorio del Casatese e a c hiarire quanto ho in premes sa accennato circa la necessità di conservare la “storia” dell’impresa. Mi limiterò, pertanto, a ricordare che s ino ag li iniz i del seco lo scorso l’economia di Casatenovo era essenzialmente basata sull’agricoltura, come in quasi tutta questa parte di territorio compresa tra Lecco e Monza e delimitata dai corsi del Lambro e dell’Adda. Proprio per la intensa attività agricola che metteva a dispos izione la neces saria materia prima, negli anni trenta del no vecento, prendono avvio attività di trasform azione dei prodotti agricoli e dell’allevamento che si svilupperanno con crescita esponenziale fino alla fine degli anni settanta. A partire dal 1930 con la costruzi one della prima sede dello stabilim ento in Via Verdi, la storia di Casatenovo si lega, a quella della Famiglia Vismara che da il nome alla s ocietà, creando un marchio che rimarrà per anni un riferimento nel settore alimentare. Va detto, per com pletezza, che, nello st esso periodo, inizian o la loro attività anch e un’importante industria del settore tessile (che ri xxxxx in attività sino agli inizi degli anni ottanta – “Briantea”) e alcune attività del comparto m etalmeccanico (Dante Villa e Pirovano), tuttora operanti. Ma la Vis mara, con la sua produzione di sa lumi, di prodotti farm aceutici e di m angimi, resta, in ogni periodo storico ed ancora oggi, l’ attività economica che asso rbe la m aggior quantità di m ano d’opera, arri vando, alla fine degli anni cinquanta, a superare le duemilacinquecento unità di addetti, non solo operai e im piegati m a anche m uratori, falegnami, idraulici, elettricis ti e meccanici (all’interno del quadro organico er ano in forza squadre di lavoratori c apaci di costruire interi settori degli stabilimenti). Considerando ch e nello stesso periodo il numero di fam iglie di Cas atenovo non s uperava il num ero degli addetti, è facile capire l’importanza econo mica e sociale c he questa industria ha rappresentato per il Paese e per il circondario. Il complesso rapporto tra lo svi luppo dell’industria e qu ello del Comune non si limita, però, alla capacit à di assorbire la m ano d’ opera: l’ intensa attività edilizia, con la costruzione di laboratori e di un di un grande edifi cio per la mensa, est erni al perimetro degli stabilimenti, di fabbricati per l’allevamento dei maiali, di case per gli impiegati, di un as ilo e di un intero villaggio, oltre a contribuire alla “ modernizzazione” dell’ intero Paese ne condiz iona pesantemente lo sviluppo urbanistico. La fase di espansione edilizia si evolve ne ll’arco di un trentennio: dai primi anni trenta fin o alla fine degli anni sessanta. Gli impianti industriali si attestano, dapprima (1930-1940) ne lla zona compresa tra il centro del Paese e Viale xxx Xxxxx attraver so un compless o rapporto tra le propriet à Vismara e quelle pubbliche: su quest ’area vi erano il palazzo municipale e la Piazza del mercato. Una volta saturata l’ area a disposizione, la Famiglia Vismara acquista una vasta parte dei terreni compresi tra il Viale e la Via Greppi , trasferendovi alcuni im pianti e costruendo i nuovi laboratori della Vister (Vismara Terapeutici). Le Amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune, cercano di controllare la crescita dell’azienda ponendo attenzione anche al suo intorno. Nel 1963 viene adottato un Programma di F abbricazione che tenta di porre un limite allo sviluppo, individuando una zona per la parte esistente (“Industr iale attuale”), nella parte ad est di Viale don Ros si, e una zona di es pansione ( “Industriale futura”), nella parte ad ovest. Entrambe le zone hanno una capac ità edificatoria notevole, con un indice fondiario di 6 m³/ m² ed un rapporto di copertura del 70%, ma la volontà è chiara: la fabbrica de ve essere contenuta entro il perim etro di queste due zone. Attorno a questo perimetro vengono individuate zone di esp ansione per l’ edilizia residenz iale, aree di conteniment o allo stato di fatto, su quello che resta del “Centro Storico” e per servizi pubblici. Il Programma viene approvat o dagli organis mi m inisteriali nel 1966 e l’azienda può continuare nel suo percorso di crescita, comp letando la Vister e realizzando un grand e impianto per produzione di mangimi. Nei primi anni settanta il Paese sente la necessità di riappropria rsi della parte centrale del Capoluogo. Nel 1973 il Cons iglio Comunale adotta il primo Piano Regolatore ; tra le princi pali scelte di pianificazione risalta un’ ampia zona per attre zzature pubbliche c he si estende dal cent ro, passando sopra tutta l’area della fabbrica, sino alla Valle del Rancate. L’intento è quello di prevedere la dis missione degli impianti, attraverso un vincolo c he limita fortemente l’edificabilità dell’area, e il trasferimento del complesso industriale. A tale scopo (m a non solo per questo), nella zona sud oltre Cam pofiorenzo, viene individuata una v asta zona industriale che si estende (appross imativamente) dalla Xxx Xxxxxxxxx xxxx X.X. 00 “ La Santa”, strada che collega la Provincia d i Milano a Lec co e che, proprio in questo peri odo assume un’importanza strategica nel sistema della mobilit à locale, collegando i pr incipali centri produttivi di tutta questa fascia di Brianza a Lecco e al Milanese. Dopo tre anni di disc ussioni, nel 1976, la Regione approva il Piano cass ando l’inter a previsione dell’area industriale senza nulla r ilevare sull’ ampia area per “attrezzature pubbliche” che, praticamente, congela allo stato di fatto l’intero comparto Vismara. Sono le prime avvisaglie del declino dell’azienda a conduzione familiare. Vengono smantellati gli allevamenti, dimessi gradualmente gli impianti del mangimif icio e ceduta ad una ditta americana (W xxxxx Xxxxxxx International) la produzione dei far maci della Vister. L’azienda non ha più possibilità di es pandersi, gli impianti sono sottopo sti a continue manutenzioni e riadattamenti. Il vincolo urbanistico, non acco mpagnato da un vero pr ogramma di trasferimento, produce effetti dannosi limitando la crescita dell’industria. Agli iniz i degli anni o ttanta, si comincia a pensar e ad una variante allo strumento urbanistico generale per consentire, alm eno, la ristrutturazione degli impianti e picc oli ampliamenti. La necessità di cons ervare posti di lavoro e garantire la sicurezza degli impianti, son o problematiche molto sentite, che influenzano, inevitabilmente, le scelte di pianificazione. Nel 1986 l’Amministrazione adotta una vari ante generale, dopo ch e una precedente, abbozzata nel 1983, non aveva passato il vaglio della Regione. Con la nuova variante (nella sostanza un vero nuovo P.R.G.) vengono cons entiti interventi di ristrutturazione e s ostituzione e la poss ibilità di riconvertire par te delle strutture del complesso industriale, prevedendo i necessari ampliamenti. A seguito di modesti intervent i di ass estamento e di ristru tturazione dell’in tero sistema produttivo, con cons eguente ridi mensionamento del personale e chiusur a dell’ industria farmaceutica, l’ azienda riprend e piede e conferma la validità del marchio, m a l’epopea della dinastia Vismara è ormai alla fine. L’industria è ceduta al Gruppo Bu itoni nel 1987, il quale la rivende l’anno dopo al Gruppo Nestlè. Per il grande gruppo internazionale la carat teristica produzione della Vis mara rappresenta un ramo di particolare rilievo ma non essenziale alla sua politica commerciale Viene ridotta la parte produttiva ed increm entata quella logistica, anche se tutti gli impianti industriali tenuti in funzione so no sottoposti a manutenzione; la parte amministrativa viene trasferita in blocco negli uffici che la casa madre ha in Milano. La ristrutturazione aziendale operata dalla Nestlè è pesante, soprattutto in termini di riduzione del personale. La Nestlè, a questo punto, propone un tentat ivo di ristrutturazione urbanistica del comparto, prospettando la demoliz ione di una par te degli impianti della ex Vister e la costruzione di una consistente volumetria residenziale. Il progetto trova il parziale ass enso dell’A mministrazione Comunale che lo riprende all’interno delle previsioni di una variante generale al P.R.G. che, però, non trova il consenso dei cittadini e del Co nsiglio Comunale e non super a lo scoglio di centinaia di osservazioni che mettono in seria discussione la sua struttura. Comunque il marchio mantiene il suo prestigio e la sua appetibi lità e, nel 2000, l’ azienda viene acquistata dal Gruppo Xxxxxxxxx. Quasi contestualm ente al passaggio di pr oprietà vengono intraprese trattative con l’Amministrazione comunale pe r un possibile trasferim ento al fine di permettere una razionalizzazione dei processi produttivi, resa ormai improrogabile vista la situazione in cui versano gli stabilimenti. La politica “vincolistica” delle A mministrazioni, in larga parte gi ustificata dalla necessità di controllare e contener e l’espansione a mac chia d’olio degli impianti indu striali in una z ona ormai densamente antropizzata, ha infatti prodotto come effetto principale quello di indurre l’azienda a sottoporre i xxxxxx cati a continue m anutenzioni e trasform azioni interne per dare spazio alla produzione e f ar fronte alle richiesta del mercato, riducendo, di fatto, la sicurezza complessiva. Dopo ques ta lunga introduzione, che c onsidero neces saria, e qui mi ric ollego a quant o detto in premessa circa “la storia”, alla comp rensione della particolarità dell’argomento, da qui in avanti cercherò di ev idenziare, prima, le complicate “ manovre di avv icinamento” all’Accordo di Programma, vale adire gli at ti preliminari che ne hanno prevista la fattibilità , poi il complesso procediment o di adeguamento degli strumenti urbanistic i, provinciali e comunali, per consentire la sua attuazione. Dopo il 2000, i c ontatti tr a l’ Azienda e l’Ammini strazione Comunale si fanno più intensi anche perché, nel frattempo, la Giunta Co munale appena insediat a sta provvedendo allo studio di una nuova variante al piano regolatore in sostituzio ne di que lla travolta d alle osservazioni. Per la prima volta viene affrontato il problema della rilocalizz azione (ancora definita negli atti come delocalizzazione). Nel 2001, il Consiglio Comunale adotta le linee guida per la redazione della v ariante generale definendo anche lo scenario del processo di trasferimento come segue: A livello generale, il " Progetto Vismara" dovrà innanzi tutto garantire la contestualità dell a delocalizzazione dell' Azienda e della riqualificazione dell' attuale sede, in c iascuna de lle sue fasi di attuazione in cui necessariamente si articolerà il progetto. Per ciascuna delle operazioni previste, il "Progetto Vis mara" dovrà inoltre perseguire alcuni obiettivi specifici. Per la delocalizzazione, occorre garantire:

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Cenni storici. Per ragioni di tempo, non è po ssibile rac contare la storia di un Paese c he, nelle s ue numerose ville storiche, cons erva le vestigia di un im portante passato che ha vist o l’alternarsi e il consolidarsi d i n obili fa miglie de l mila nese e della Brianz a, né le sue vicende economiche. E’ necessario, comunque, soffermarsi brevemente almeno su alcuni aspetti economici che ci aiuteranno a com prendere lo stretto rapporto tra lo svilupp o del cosiddetto “com parto agroalimentare” e il territorio del Casatese e a c hiarire quanto ho in premes sa accennato circa la necessità di conservare la “storia” dell’impresa. Mi limiterò, pertanto, a ricordare che s ino ag li iniz i del seco lo scorso l’economia di Casatenovo era essenzialmente basata sull’agricoltura, come Come in quasi tutta questa parte di territorio compresa tra Lecco e Monza e delimitata dai corsi del Lambro e dell’Addala Valle Padana, anche nel Parmense, l'azione bonificatrice ha tradizioni secolari. Proprio Vi hanno concorso, da un altro, le popolazioni agricole che, per il loro innato amore per la intensa attività agricola che metteva a dispos izione la neces saria materia primaterra, negli anni trenta del no vecentodettero sempre volonterosamente e valorosamente opera e contributi e, prendono avvio attività di trasform azione dei prodotti agricoli dall'altro, l’istituzione governativa e dell’allevamento che si svilupperanno con crescita esponenziale fino alla fine degli anni settanta. A partire dal 1930 con la costruzi one della prima sede dello stabilim ento in Via Verdi, la storia di Casatenovo si lega, a quella della Famiglia Vismara che da il nome alla s ocietà, creando un marchio che rimarrà per anni un riferimento nel settore alimentare. Va detto, per com pletezza, che, nello st esso periodo, inizian o la loro attività anch e un’importante industria del settore tessile (che ri xxxxx in attività sino agli inizi degli anni ottanta – “Briantea”) e alcune attività del comparto m etalmeccanico (Dante Villa e Pirovano), tuttora operanti. Ma la Vis marale classi dirigenti, con la sua produzione di sa lumilegislazione attivamente applicata, di prodotti farm aceutici e di m angimi, resta, in ogni periodo storico ed ancora oggi, l’ attività economica che asso rbe la m aggior quantità di m ano d’opera, arri vando, alla fine degli anni cinquanta, a superare le duemilacinquecento unità di addetti, non solo operai e im piegati m a anche m uratori, falegnami, con lo studio dei più complessi problemi idraulici, elettricis ti e meccanici (all’interno del quadro organico er ano in forza squadre di lavoratori c apaci di costruire interi settori degli stabilimenti). Considerando ch e nello stesso periodo il numero di fam iglie di Cas atenovo non s uperava il num ero degli addetti, è facile capire l’importanza econo mica e sociale c he questa industria ha rappresentato per il Paese e per il circondario. Il complesso rapporto tra lo svi luppo dell’industria e qu ello del Comune non si limita, però, alla capacit à di assorbire la m ano d’ opera: l’ intensa attività edilizia, con la costruzione loro risoluzione di laboratori volta in volta adeguata alle circostanze e con l'esecuzione delle provvidenze adottate. I primi bonificatori di cui si hanno notizie furono i Xxxxx Xxxxxxxxxxx e Cistercensi, i cui conventi costituirono centri di studio e formarono illustri e dotti cultori di discipline idrauliche. Sono, infatti, attribuite a loro diverse sistemazioni dei territori che più soggiacevano ai disordini idraulici, quali le attuali Bassa di Rigosa e quella di S. Polo e di un X. Xxxx di un grande edifi cio per Torrile. L’azione di bonifica intrapresa a partire dal IX sec. dagli Ordini Xxxxxxxxxxx e in generale dalla Chiesa, consentì una ripresa della colonizzazione: i nuclei monastici di Valsarena, la mensaCertosa, est erni al perimetro degli stabilimentiFontevivo, Chiaravalle della Colomba, di fabbricati per l’allevamento dei maialicui rimangono notevoli esempi delle architetture, ne sono principali artefici. L’acqua, richiamata anche nei toponimi (Fontanellato, Fontaneto, Fontevivo, Copermio, Colorno, Coenzo), condizionò la presenza di case per gli impiegatiinsediamenti, costituendo sia una possibile via di un as ilo comunicazione – ad esempio il Naviglio che collega Parma al Po – che di difesa, come nei casi delle rocche di Fontanellato, Soragna e San Secondo. Il dominio del comune di un intero villaggioParma e delle successive signorie fu contrastato dalla presenza di una forte nobiltà terriera, oltre a contribuire alla “ modernizzazione” dell’ intero Paese ne condiz iona pesantemente lo sviluppo urbanisticoche creò le condizioni di riproposizioni del feudo e la formazione di unità territoriali autonome dal potere centrale. La fase pianura si arricchì così di espansione edilizia si evolve ne ll’arco abitati compatti, che rivelarono strutture urbane ed architettoniche proprie degli impianti pianificati in funzione di un trentennio: dai primi anni trenta fin o alla fine degli anni sessantafortificazioni e palazzi, sedi delle più ricche corti signorili del parmense, cenacoli di artisti e letterati di fama. Gli impianti industriali si attestano, dapprima (1930-1940) ne lla zona compresa tra il centro del Paese e Viale xxx Xxxxx attraver so un compless o rapporto tra le propriet à Vismara e quelle pubbliche: su quest ’area vi erano il palazzo municipale L’ingegneria e la Piazza del mercato. Una volta saturata l’ area a disposizionetecnica militare si sposarono con raffinati modelli rinascimentali e scenografie barocche: la “piccola Versailles” di Colorno, le rocche di Fontanellato, Soragna, San Secondo, Sissa e Roccabianca, la Famiglia Vismara acquista una vasta parte Villa Pallavicino di Busseto, Castelguelfo sulla Via Emilia e il Castello di Montechiarugolo nell’alta pianura sono le espressioni più efficaci. La Via Emilia ed il Po, principali assi coordinatori della pianura, condizionarono la viabilità, la rete dei terreni compresi tra il Viale canali e degli scoli, la distribuzione degli insediamenti, la suddivisione dei campi e la Via Greppi disposizione dei coltivi. L’agricoltura, trasferendovi alcuni im pianti e costruendo i nuovi laboratori della Vister (Vismara Terapeutici). Le Amministrazioni che si sono succedute fortemente integrata alla guida del Comunezootecnia ed all’industria dei prodotti alimentari, cercano fu per secoli l’attività dominante, lasciando il segno di controllare la crescita dell’azienda ponendo attenzione anche al suo intorno. Nel 1963 viene adottato un Programma di F abbricazione che tenta di porre un limite allo sviluppo, individuando una zona per la parte esistente (“Industr iale attuale”), nella parte ad est di Viale don Ros si, e una zona di es pansione ( “Industriale futura”), nella parte ad ovest. Entrambe le zone hanno una capac ità edificatoria notevole, con un indice fondiario di 6 m³/ m² ed un rapporto di copertura del 70%, ma la volontà è chiara: la fabbrica de ve essere contenuta entro il perim etro di queste due zone. Attorno a questo perimetro vengono individuate zone di esp ansione per l’ edilizia residenz iale, aree di conteniment o allo stato di fatto, su quello che resta del “Centro Storico” e per servizi pubblici. Il Programma viene approvat o dagli organis mi m inisteriali nel 1966 e l’azienda può continuare nel suo percorso di crescita, comp letando la Vister e realizzando un grand e impianto per produzione di mangimi. Nei primi anni settanta il Paese sente la necessità di riappropria rsi della parte centrale del Capoluogo. Nel 1973 il Cons iglio Comunale adotta il primo Piano Regolatore ; tra le princi pali scelte di pianificazione risalta un’ ampia zona per attre zzature pubbliche c he si estende dal cent ro, passando sopra tutta l’area della fabbrica, sino alla Valle del Rancate. L’intento è quello di prevedere la dis missione degli impianti, attraverso un vincolo c he limita fortemente l’edificabilità dell’area, e il trasferimento del complesso industriale. A tale scopo (m a non solo per questo), nella zona sud oltre Cam pofiorenzo, viene individuata una v asta zona industriale che si estende (appross imativamente) dalla Xxx Xxxxxxxxx xxxx X.X. 00 “ La Santa”, strada che collega la Provincia d i Milano a Lec co e che, proprio in questo peri odo assume un’importanza strategica nel sistema della mobilit à locale, collegando i pr incipali centri produttivi di tutta questa fascia di Brianza a Lecco e al Milanese. Dopo tre anni di disc ussioni, nel 1976, la Regione approva il Piano cass ando l’inter a previsione dell’area industriale senza nulla r ilevare sull’ ampia area per “attrezzature pubbliche” che, praticamente, congela allo stato di fatto l’intero comparto Vismara. Sono le prime avvisaglie del declino dell’azienda a conduzione familiare. Vengono smantellati gli allevamenti, dimessi gradualmente gli impianti del mangimif icio e ceduta ad una ditta americana (W xxxxx Xxxxxxx International) la produzione dei far maci della Vister. L’azienda non ha più possibilità di es pandersi, gli impianti sono sottopo sti a continue manutenzioni e riadattamenti. Il vincolo urbanistico, non acco mpagnato un’organizzazione territoriale difficile da un vero pr ogramma di trasferimento, produce effetti dannosi limitando la crescita dell’industria. Agli iniz i degli anni o ttanta, si comincia a pensar e ad una variante allo strumento urbanistico generale per consentire, alm eno, la ristrutturazione degli impianti e picc oli ampliamenti. La necessità di cons ervare posti di lavoro e garantire la sicurezza degli impianti, son o problematiche molto sentite, che influenzano, inevitabilmente, le scelte di pianificazione. Nel 1986 l’Amministrazione adotta una vari ante generale, dopo ch e una precedente, abbozzata nel 1983, non aveva passato il vaglio della Regionecancellare. Con la nuova variante (rivoluzione agronomica del ‘700 si diffuse la tipica pianta padana: campi a cereali e foraggi intervallati da filari di gelsi e olmi maritati alla vite. Migliaia di case coloniche, dai grandi complessi di derivazione lombarda al diffusissimo modello della casa parmigiana, caratterizzata dal portico e dalla “porta morta”, punteggiarono le campagne. Sin dagli inizi del 1600, con gli eredi del Cardinale Xxxxxxx Xxxxxxx, fu disciplinata l’esecuzione delle opere di bonifica. Tali norme nel tempo saggiamente completate e rettificate, rimasero in vigore e vennero applicate con buona regola sino alle successive disposizioni emanate nel 1821 dal Governo di Xxxxx Xxxxxx. In applicazione di esse, la Congregazione dei Cavamenti promuoveva gli studi delle situazioni idrauliche, ne formulava i piani ed i regolamenti e disponeva l'esecuzione dei lavori necessari agli argini ed ai cavi. Per ognuno dei lavori progettati ed eseguiti, la Congregazione procedeva al così detto "comparto", che rappresentò il ruolo di divisione della spesa a carico degli interessati ed utenti, ed anche l'atto fondamentale della Società che in tal modo veniva costituita per il mantenimento del Cavo e delle arginature, cui i lavori si riferivano. Lunghi elenchi di tali comparti esistono nell'Archivio di Stato di Parma, negli atti dei Cavamenti, riguardanti numerose opere completate nel corso dei secoli XVII e XVIII ai fiumi ed ai loro argini, ai cavi ed ai colatori diversi del parmense e dimostrano l'attività sviluppata, anche in quei lontani tempi, nella sostanza un vero nuovo P.R.G.) vengono cons entiti interventi difesa delle acque e nella bonificazione di ristrutturazione tutto il territorio, sotto le direttive date dall'unico organo a ciò proposto: la Congregazione dei Cavamenti. Il Governo di Xxxxx Xxxxxx con suoi regolamenti sui cavamenti per l'amministrazione della fabbriche, acque e s ostituzione strade, porta sensibili innovazioni alle norme precedentemente in vigore per questa materia. Non più la Congregazione ed i Consigli dei Cavamenti, soppressi, ma il corpo degli Ingegneri, dispose e la poss ibilità vigilò su tutte le opere di riconvertire par te delle strutture del complesso industriale, prevedendo i necessari ampliamenti. A seguito di modesti intervent i di ass estamento difesa idraulica e di ristru tturazione dell’in tero sistema produttivobonifica del territorio. Poiché le spese per tali opere dovevano essere sostenute dagli aventi interessi lo Stato concorreva in ragione di un quinto. Solo per le arginature del Po venne determinato il comprensorio interessato ed in ogni comprensorio veniva istituita la Società dei possessori dei fondi inclusivi, con cons eguente ridi mensionamento per il riparto delle spese. Numerosissimi comprensori e Società vennero così a sorgere per opera del personale e chiusur a dell’ industria farmaceuticaCorpo degli Ingegneri nella prima metà del secolo scorso; per primi, l’ azienda riprend e piede e conferma la validità i due grandi comprensori del marchioPo: il VII, m a l’epopea della dinastia Vismara è ormai alla fine. L’industria è ceduta dall'Ongina al Gruppo Bu itoni nel 1987, il quale la rivende l’anno dopo al Gruppo Nestlè. Per il grande gruppo internazionale la carat teristica produzione della Vis mara rappresenta un ramo di particolare rilievo ma non essenziale alla sua politica commerciale Viene ridotta la parte produttiva ed increm entata quella logistica, anche se tutti gli impianti industriali tenuti in funzione so no sottoposti a manutenzione; la parte amministrativa viene trasferita in blocco negli uffici che la casa madre ha in Milano. La ristrutturazione aziendale operata dalla Nestlè è pesante, soprattutto in termini di riduzione del personale. La Nestlè, a questo punto, propone un tentat ivo di ristrutturazione urbanistica del comparto, prospettando la demoliz ione di una par te degli impianti della ex Vister e la costruzione di una consistente volumetria residenziale. Il progetto trova il parziale ass enso dell’A mministrazione Comunale che lo riprende all’interno delle previsioni di una variante generale al P.R.G. che, però, non trova il consenso dei cittadini e del Co nsiglio Comunale e non super a lo scoglio di centinaia di osservazioni che mettono in seria discussione la sua struttura. Comunque il marchio mantiene il suo prestigio e la sua appetibi lità e, nel 2000, l’ azienda viene acquistata dal Gruppo Xxxxxxxxx. Quasi contestualm ente al passaggio di pr oprietà vengono intraprese trattative con l’Amministrazione comunale pe r un possibile trasferim ento al fine di permettere una razionalizzazione dei processi produttivi, resa ormai improrogabile vista la situazione in cui versano gli stabilimenti. La politica “vincolistica” delle A mministrazioni, in larga parte gi ustificata dalla necessità di controllare e contener e l’espansione a mac chia d’olio degli impianti indu striali in una z ona ormai densamente antropizzata, ha infatti prodotto come effetto principale quello di indurre l’azienda a sottoporre i xxxxxx cati a continue m anutenzioni e trasform azioni interne per dare spazio alla produzione e f ar fronte alle richiesta del mercato, riducendo, di fatto, la sicurezza complessiva. Dopo ques ta lunga introduzione, che c onsidero neces sariaTaro, e qui mi ric ollego a quant o detto in premessa circa “la storia”l'VIII, alla comp rensione della particolarità dell’argomento, da qui in avanti cercherò di ev idenziare, prima, le complicate “ manovre di avv icinamento” all’Accordo di Programma, vale adire gli at ti preliminari che ne hanno prevista la fattibilità , poi il complesso procediment o di adeguamento degli strumenti urbanistic i, provinciali e comunalidal Taro all'Enza, per consentire la sua attuazione. Dopo il 2000costruzione, i c ontatti tr a l’ Azienda sistemazione e l’Ammini strazione Comunale si fanno più intensi anche perchémanutenzione delle arginature maestre del Po, nel frattempononché degli argini degli affluenti, la Giunta Co munale appena insediat a sta provvedendo allo studio di una nuova variante al piano regolatore in sostituzio ne di que lla travolta d alle osservazioni. Per la prima volta viene affrontato il problema della rilocalizz azione (ancora definita negli atti come delocalizzazione). Nel 2001, il Consiglio Comunale adotta le linee guida per la redazione della v ariante generale definendo anche lo scenario fin dove potevano sentirsi gli effetti del processo di trasferimento come segue: A livello generale, il " Progetto Vismara" dovrà innanzi tutto garantire la contestualità dell a delocalizzazione dell' Azienda e della riqualificazione dell' attuale sede, in c iascuna de lle sue fasi di attuazione in cui necessariamente si articolerà il progetto. Per ciascuna delle operazioni previste, il "Progetto Vis mara" dovrà inoltre perseguire alcuni obiettivi specifici. Per la delocalizzazione, occorre garantire:rigurgito.

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Cenni storici. Per ragioni La costituzione dell’Opera Pia “Fondazione contessa Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx in Bulgarini per i vecchi poveri di tempoGrottammare” risale agli anni cinquanta del secolo scorso e più precisamente al 15 dicembre 1949, non data in cui con Decreto del Presidente della Repubblica, fu approvato lo Statuto dell’Ente e fu eretto ad ente morale. Scopo precipuo dell’istituzione fu quella di provvedere gratuitamente, secondo i propri mezzi, al ricovero, al mantenimento ed all’assistenza dei poveri d’ambo i sessi vecchi ed inabili al lavoro proficuo del Comune di Grottammare. Fin dalla data di costituzione dell’Opera Pia, gli aventi diritto venivano ospitati in uno stabile concesso in comodato da altro ente benefico sito in Via Madonna degli Angeli in Grottammare. Nel 1976 ebbero inizio i lavori per costruire la residenza degli anziani sulla proprietà in Contrada Xxxxxxx in Grottammare, proprietà lasciata dalla benemerita contessa Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx, da cui l’ente ha preso il nome. La struttura fu completata nel 1978 e da quella data (luglio) tutti gli ospiti furono trasferiti nella nuova sede. Nel 1999 l’Amministrazione dell’ente diede inizio ai consistenti lavori di ristrutturazione della struttura, lavori che hanno avuto termine nel 2007. Oggi la struttura, ubicata nello stabile completamente ristrutturato e riqualificato che rispetta le più aggiornate norme di sicurezza ed igiene, è po ssibile rac contare in condizione per offrire agli ospiti servizi di qualità. Nel 2011, con Deliberazione n. 1118 del 01.08.2011 della Giunta Regione Marche, l’ex IPAB “Fondazione contessa Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx in Bulgarini per i vecchi poveri di Grottammare” fu trasformata in Azienda pubblica di Servizi alla Persona denominata "A.S.P. contessa Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx". Detta trasformazione avvenne nel rispetto dalla Legge 26 febbraio 2008, n. 5, adottata dalla Regione Marche, avente ad oggetto “Riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB) e disciplina delle aziende pubbliche di servizi alla persona”, ispirandosi alle finalità indicate dalla Legge 08/11/2000, n. 328 (Legge quadro per la storia realizzazione del sistema integrato di un Paese c heinterventi e servizi sociali) e dal Decreto legislativo 04/05/2001, nelle s ue numerose ville storiche, cons erva le vestigia n. 207 (Riordino del sistema delle Istituzioni Pubbliche di un im portante passato che ha vist o l’alternarsi Assistenza e il consolidarsi d i n obili fa miglie de l mila nese e della Brianz a, né le sue vicende economiche. E’ necessario, comunque, soffermarsi brevemente almeno su alcuni aspetti economici che ci aiuteranno a com prendere lo stretto rapporto tra lo svilupp o del cosiddetto “com parto agroalimentare” e il territorio del Casatese e a c hiarire quanto ho in premes sa accennato circa la necessità di conservare la “storia” dell’impresa. Mi limiterò, pertantoBeneficenza, a ricordare che s ino ag li iniz i del seco lo scorso l’economia di Casatenovo era essenzialmente basata sull’agricolturanorma dell’art. 10 della legge 8 novembre 2000, come in quasi tutta questa parte di territorio compresa tra Lecco e Monza e delimitata dai corsi del Lambro e dell’Adda. Proprio per la intensa attività agricola che metteva a dispos izione la neces saria materia prima, negli anni trenta del no vecento, prendono avvio attività di trasform azione dei prodotti agricoli e dell’allevamento che si svilupperanno con crescita esponenziale fino alla fine degli anni settanta. A partire dal 1930 con la costruzi one della prima sede dello stabilim ento in Via Verdi, la storia di Casatenovo si lega, a quella della Famiglia Vismara che da il nome alla s ocietà, creando un marchio che rimarrà per anni un riferimento nel settore alimentare. Va detto, per com pletezza, che, nello st esso periodo, inizian o la loro attività anch e un’importante industria del settore tessile (che ri xxxxx in attività sino agli inizi degli anni ottanta – “Briantea”) e alcune attività del comparto m etalmeccanico (Dante Villa e Pirovanon. 328), tuttora operanti. Ma la Vis mara, con la sua produzione di sa lumi, di prodotti farm aceutici e di m angimi, resta, in ogni periodo storico ed ancora oggi, l’ attività economica che asso rbe la m aggior quantità di m ano d’opera, arri vando, alla fine degli anni cinquanta, a superare le duemilacinquecento unità di addetti, non solo operai e im piegati m a anche m uratori, falegnami, idraulici, elettricis ti e meccanici (all’interno del quadro organico er ano in forza squadre di lavoratori c apaci di costruire interi settori degli stabilimenti). Considerando ch e nello stesso periodo il numero di fam iglie di Cas atenovo non s uperava il num ero degli addetti, è facile capire l’importanza econo mica e sociale c he questa industria ha rappresentato dettato norme per il Paese riordino delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e per il circondario. Il complesso rapporto tra lo svi luppo dell’industria e qu ello del Comune non si limita, però, alla capacit à di assorbire la m ano d’ opera: l’ intensa attività edilizia, con la costruzione di laboratori e di un di un grande edifi cio per la mensa, est erni al perimetro degli stabilimenti, di fabbricati per l’allevamento dei maiali, di case per gli impiegati, di un as ilo e di un intero villaggio, oltre a contribuire alla “ modernizzazione” dell’ intero Paese ne condiz iona pesantemente lo sviluppo urbanistico. La fase di espansione edilizia si evolve ne ll’arco di un trentennio: dai primi anni trenta fin o alla fine degli anni sessanta. Gli impianti industriali si attestano, dapprima Beneficenza (1930-1940IPAB) ne lla zona compresa tra il centro del Paese e Viale xxx Xxxxx attraver so un compless o rapporto tra le propriet à Vismara e quelle pubbliche: su quest ’area vi erano il palazzo municipale e la Piazza del mercato. Una volta saturata l’ area a disposizione, la Famiglia Vismara acquista una vasta parte dei terreni compresi tra il Viale e la Via Greppi , trasferendovi alcuni im pianti e costruendo i nuovi laboratori della Vister (Vismara Terapeutici). Le Amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune, cercano di controllare la crescita dell’azienda ponendo attenzione anche al suo intorno. Nel 1963 viene adottato un Programma di F abbricazione che tenta di porre un limite allo sviluppo, individuando una zona per la parte esistente (“Industr iale attuale”), nella parte ad est di Viale don Ros si, e una zona di es pansione ( “Industriale futura”), nella parte ad ovest. Entrambe le zone hanno una capac ità edificatoria notevole, con un indice fondiario di 6 m³/ m² ed un rapporto di copertura del 70%, ma la volontà è chiara: la fabbrica de ve essere contenuta entro il perim etro di queste due zone. Attorno a questo perimetro vengono individuate zone di esp ansione per l’ edilizia residenz iale, aree di conteniment o allo stato di fatto, su quello che resta del “Centro Storico” e per servizi pubblici. Il Programma viene approvat o dagli organis mi m inisteriali aventi sede nel 1966 e l’azienda può continuare nel suo percorso di crescita, comp letando la Vister e realizzando un grand e impianto per produzione di mangimi. Nei primi anni settanta il Paese sente la necessità di riappropria rsi della parte centrale del Capoluogo. Nel 1973 il Cons iglio Comunale adotta il primo Piano Regolatore ; tra le princi pali scelte di pianificazione risalta un’ ampia zona per attre zzature pubbliche c he si estende dal cent ro, passando sopra tutta l’area della fabbrica, sino alla Valle del Rancate. L’intento è quello di prevedere la dis missione degli impianti, attraverso un vincolo c he limita fortemente l’edificabilità dell’area, e il trasferimento del complesso industriale. A tale scopo (m a non solo per questo), nella zona sud oltre Cam pofiorenzo, viene individuata una v asta zona industriale che si estende (appross imativamente) dalla Xxx Xxxxxxxxx xxxx X.X. 00 “ La Santa”, strada che collega la Provincia d i Milano a Lec co e che, proprio in questo peri odo assume un’importanza strategica nel sistema della mobilit à locale, collegando i pr incipali centri produttivi di tutta questa fascia di Brianza a Lecco e al Milanese. Dopo tre anni di disc ussioni, nel 1976, la Regione approva il Piano cass ando l’inter a previsione dell’area industriale senza nulla r ilevare sull’ ampia area per “attrezzature pubbliche” che, praticamente, congela allo stato di fatto l’intero comparto Vismara. Sono le prime avvisaglie del declino dell’azienda a conduzione familiare. Vengono smantellati gli allevamenti, dimessi gradualmente gli impianti del mangimif icio e ceduta ad una ditta americana (W xxxxx Xxxxxxx International) la produzione dei far maci della Vister. L’azienda non ha più possibilità di es pandersi, gli impianti sono sottopo sti a continue manutenzioni e riadattamenti. Il vincolo urbanistico, non acco mpagnato da un vero pr ogramma di trasferimento, produce effetti dannosi limitando la crescita dell’industria. Agli iniz i degli anni o ttanta, si comincia a pensar e ad una variante allo strumento urbanistico generale per consentire, alm eno, la ristrutturazione degli impianti e picc oli ampliamenti. La necessità di cons ervare posti di lavoro e garantire la sicurezza degli impianti, son o problematiche molto sentite, che influenzano, inevitabilmente, le scelte di pianificazione. Nel 1986 l’Amministrazione adotta una vari ante generale, dopo ch e una precedente, abbozzata nel 1983, non aveva passato il vaglio della Regione. Con la nuova variante (nella sostanza un vero nuovo P.R.G.) vengono cons entiti interventi di ristrutturazione e s ostituzione e la poss ibilità di riconvertire par te delle strutture del complesso industriale, prevedendo i necessari ampliamenti. A seguito di modesti intervent i di ass estamento e di ristru tturazione dell’in tero sistema produttivo, con cons eguente ridi mensionamento del personale e chiusur a dell’ industria farmaceutica, l’ azienda riprend e piede e conferma la validità del marchio, m a l’epopea della dinastia Vismara è ormai alla fine. L’industria è ceduta al Gruppo Bu itoni nel 1987, il quale la rivende l’anno dopo al Gruppo Nestlè. Per il grande gruppo internazionale la carat teristica produzione della Vis mara rappresenta un ramo di particolare rilievo ma non essenziale alla sua politica commerciale Viene ridotta la parte produttiva ed increm entata quella logistica, anche se tutti gli impianti industriali tenuti in funzione so no sottoposti a manutenzione; la parte amministrativa viene trasferita in blocco negli uffici che la casa madre ha in Milano. La ristrutturazione aziendale operata dalla Nestlè è pesante, soprattutto in termini di riduzione del personale. La Nestlè, a questo punto, propone un tentat ivo di ristrutturazione urbanistica del comparto, prospettando la demoliz ione di una par te degli impianti della ex Vister e la costruzione di una consistente volumetria residenziale. Il progetto trova il parziale ass enso dell’A mministrazione Comunale che lo riprende all’interno delle previsioni di una variante generale al P.R.G. che, però, non trova il consenso dei cittadini e del Co nsiglio Comunale e non super a lo scoglio di centinaia di osservazioni che mettono in seria discussione la sua struttura. Comunque il marchio mantiene il suo prestigio e la sua appetibi lità e, nel 2000, l’ azienda viene acquistata dal Gruppo Xxxxxxxxx. Quasi contestualm ente al passaggio di pr oprietà vengono intraprese trattative con l’Amministrazione comunale pe r un possibile trasferim ento al fine di permettere una razionalizzazione dei processi produttivi, resa ormai improrogabile vista la situazione in cui versano gli stabilimenti. La politica “vincolistica” delle A mministrazioni, in larga parte gi ustificata dalla necessità di controllare e contener e l’espansione a mac chia d’olio degli impianti indu striali in una z ona ormai densamente antropizzata, ha infatti prodotto come effetto principale quello di indurre l’azienda a sottoporre i xxxxxx cati a continue m anutenzioni e trasform azioni interne per dare spazio alla produzione e f ar fronte alle richiesta del mercato, riducendo, di fatto, la sicurezza complessiva. Dopo ques ta lunga introduzione, che c onsidero neces saria, e qui mi ric ollego a quant o detto in premessa circa “la storia”, alla comp rensione della particolarità dell’argomento, da qui in avanti cercherò di ev idenziare, prima, le complicate “ manovre di avv icinamento” all’Accordo di Programma, vale adire gli at ti preliminari che ne hanno prevista la fattibilità , poi il complesso procediment o di adeguamento degli strumenti urbanistic i, provinciali e comunali, per consentire la sua attuazione. Dopo il 2000, i c ontatti tr a l’ Azienda e l’Ammini strazione Comunale si fanno più intensi anche perché, nel frattempo, la Giunta Co munale appena insediat a sta provvedendo allo studio di una nuova variante al piano regolatore in sostituzio ne di que lla travolta d alle osservazioni. Per la prima volta viene affrontato il problema della rilocalizz azione (ancora definita negli atti come delocalizzazione). Nel 2001, il Consiglio Comunale adotta le linee guida per la redazione della v ariante generale definendo anche lo scenario del processo di trasferimento come segue: A livello generale, il " Progetto Vismara" dovrà innanzi tutto garantire la contestualità dell a delocalizzazione dell' Azienda e della riqualificazione dell' attuale sede, in c iascuna de lle sue fasi di attuazione in cui necessariamente si articolerà il progetto. Per ciascuna delle operazioni previste, il "Progetto Vis mara" dovrà inoltre perseguire alcuni obiettivi specifici. Per la delocalizzazione, occorre garantire:territorio regionale.

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Cenni storici. Per ragioni L’immobile in oggetto è un palazzo divenuto di tempopregio nei primi anni del ‘900. Le prime testimonianze dell’esistenza di un edificio ubicato nella stessa area dove sorge il palazzo in oggetto, si trovano nelle mappe del Catasto Teresiano del 1751. Già in esse il palazzo appare come elemento d’angolo tra la cortina di edifici posti di fregio alla “Contrada di Monforte” (Corso Monforte) e quelli che affacciavano sulla “Strada della passione” (via Conservatorio). Il profilo dell’edificio riportato nell’allora mappa catastale risulta sostanzialmente uguale a quello attuale, fatta eccezione per l’assenza dell’ala interna parallela a quella che affaccia su Corso Monforte, che compare successivamente nella mappa del “Comune Censuario” del 1855. Anche documenti più recenti, rappresentati dalla mappa del “Comune Censuario” del 1875 e da quella del catasto del 1881, rispecchiano il profilo attuale. Da quanto annotato negli atti catastali del 1881, si rileva che l’edificio, di proprietà del dott. Xxxxxxx Xxxxxxxx, era composto da soli “due piani destinati ad abitazione e da una bottega d’angolo” situata probabilmente al piano terra, all’incrocio tra Corso Monforte e via Conservatorio. Nel 1907, l’architetto Xxxxxxx Xxxxxxxxx, divenuto, insieme ad altre persone, proprietario del palazzo, presentò un progetto che comprendeva varie modifiche dell’edificio con la realizzazione di un sopralzo e varie modifiche interne finalizzate ad un frazionamento in più appartamenti, oltre che interventi di decoro sulle facciate, divenendo oggi uno dei pochi edifici Liberty all’interno dei bastioni. Di quello che il Campanini avrebbe conservato degli elementi strutturali originali, non vi è po ssibile rac contare la storia traccia nel suo progetto. Le uniche testimonianze visibili di un Paese c heinterventi sulle strutture, nelle s ue numerose ville storiche, cons erva le vestigia di un im portante passato che ha vist o l’alternarsi e il consolidarsi d i n obili fa miglie de l mila nese e della Brianz a, né le sue vicende economiche. E’ necessario, comunque, soffermarsi brevemente almeno su alcuni aspetti economici che ci aiuteranno a com prendere lo stretto rapporto tra lo svilupp o del cosiddetto “com parto agroalimentare” e il territorio del Casatese e a c hiarire quanto ho in premes sa accennato circa la necessità di conservare la “storia” dell’impresa. Mi limiterò, pertanto, a ricordare che s ino ag li iniz i del seco lo scorso l’economia di Casatenovo era essenzialmente basata sull’agricoltura, come in quasi tutta questa parte di territorio compresa tra Lecco e Monza e delimitata dai corsi del Lambro e dell’Adda. Proprio per la intensa attività agricola che metteva a dispos izione la neces saria materia prima, negli anni trenta del no vecento, prendono avvio attività di trasform azione dei prodotti agricoli e dell’allevamento che si svilupperanno con crescita esponenziale fino alla fine degli anni settanta. A partire dal 1930 con la costruzi one della prima sede dello stabilim ento in Via Verdi, la storia di Casatenovo si lega, possono far risalire a quella della Famiglia Vismara che da il nome alla s ocietà, creando un marchio che rimarrà per anni un riferimento nel settore alimentare. Va detto, per com pletezza, che, nello st esso quel periodo, inizian o la loro attività anch sono date dalla presenza di solai piani in ferro e un’importante industria del settore tessile (che ri xxxxx laterizio in attività sino agli inizi degli anni ottanta – “Briantea”) e alcune attività del comparto m etalmeccanico (Dante Villa e Pirovano)tutto il sottotetto e, tuttora operanti. Ma la Vis mara, con la sua produzione di sa lumi, di prodotti farm aceutici e di m angimi, resta, in ogni periodo storico ed ancora oggi, l’ attività economica che asso rbe la m aggior quantità di m ano d’opera, arri vando, alla fine degli anni cinquanta, a superare le duemilacinquecento unità di addetti, non solo operai e im piegati m a anche m uratori, falegnami, idraulici, elettricis ti e meccanici (all’interno del quadro organico er ano in forza squadre di lavoratori c apaci di costruire interi settori degli stabilimenti). Considerando ch e nello stesso periodo il numero di fam iglie di Cas atenovo non s uperava il num ero degli addetti, è facile capire l’importanza econo mica e sociale c he questa industria ha rappresentato per il Paese e per il circondario. Il complesso rapporto tra lo svi luppo dell’industria e qu ello del Comune non si limita, però, alla capacit à di assorbire la m ano d’ opera: l’ intensa attività edilizia, con la costruzione di laboratori e di un di un grande edifi cio per la mensa, est erni al perimetro degli stabilimenti, di fabbricati per l’allevamento dei maiali, di case per gli impiegati, di un as ilo e di un intero villaggio, oltre a contribuire alla “ modernizzazione” dell’ intero Paese ne condiz iona pesantemente lo sviluppo urbanistico. La fase di espansione edilizia si evolve ne ll’arco di un trentennio: dai primi anni trenta fin o alla fine degli anni sessanta. Gli impianti industriali si attestano, dapprima (1930-1940) ne lla zona compresa tra il centro del Paese e Viale xxx Xxxxx attraver so un compless o rapporto tra le propriet à Vismara e quelle pubbliche: su quest ’area vi erano il palazzo municipale e la Piazza del mercato. Una volta saturata l’ area a disposizione, la Famiglia Vismara acquista una vasta parte dei terreni compresi tra il Viale e la Via Greppi , trasferendovi alcuni im pianti e costruendo i nuovi laboratori della Vister (Vismara Terapeutici). Le Amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune, cercano di controllare la crescita dell’azienda ponendo attenzione anche al suo intorno. Nel 1963 viene adottato un Programma di F abbricazione che tenta di porre un limite allo sviluppo, individuando una zona per la parte esistente (“Industr iale attuale”)nel piano cantinato, nella parte ad corrispondente all’ala est di Viale don Ros si, e una zona di es pansione ( “Industriale futura”), nella parte ad ovest. Entrambe le zone hanno una capac ità edificatoria notevole, con un indice fondiario di 6 m³/ m² ed un rapporto di copertura del 70%, ma la volontà è chiara: la fabbrica de ve essere contenuta entro il perim etro di queste due zone. Attorno a questo perimetro vengono individuate zone di esp ansione per l’ edilizia residenz iale, aree di conteniment o allo stato di fatto, su quello che resta del “Centro Storico” e per servizi pubblici. Il Programma viene approvat o dagli organis mi m inisteriali nel 1966 e l’azienda può continuare nel suo percorso di crescita, comp letando la Vister e realizzando un grand e impianto per produzione di mangimi. Nei primi anni settanta il Paese sente la necessità di riappropria rsi della parte centrale del Capoluogo. Nel 1973 il Cons iglio Comunale adotta il primo Piano Regolatore ; tra le princi pali scelte di pianificazione risalta un’ ampia zona per attre zzature pubbliche c he si estende dal cent ro, passando sopra tutta l’area della fabbrica, sino alla Valle del Rancate. L’intento è quello di prevedere la dis missione degli impianti, attraverso un vincolo c he limita fortemente l’edificabilità dell’area, e il trasferimento del complesso industriale. A tale scopo (m a non solo per questo), nella zona sud oltre Cam pofiorenzo, viene individuata una v asta zona industriale che si estende (appross imativamente) dalla Xxx Xxxxxxxxx xxxx X.X. 00 “ La Santa”, strada che collega la Provincia d i Milano a Lec co e che, proprio in questo peri odo assume un’importanza strategica nel sistema della mobilit à locale, collegando i pr incipali centri produttivi di tutta questa fascia di Brianza a Lecco e al Milanese. Dopo tre anni di disc ussioni, nel 1976, la Regione approva il Piano cass ando l’inter a previsione dell’area industriale senza nulla r ilevare sull’ ampia area per “attrezzature pubbliche” che, praticamente, congela allo stato di fatto l’intero comparto Vismara. Sono le prime avvisaglie del declino dell’azienda a conduzione familiare. Vengono smantellati gli allevamenti, dimessi gradualmente gli impianti del mangimif icio e ceduta ad una ditta americana (W xxxxx Xxxxxxx International) la produzione dei far maci della Vister. L’azienda non ha più possibilità di es pandersi, gli impianti sono sottopo sti a continue manutenzioni e riadattamenti. Il vincolo urbanistico, non acco mpagnato da un vero pr ogramma di trasferimento, produce effetti dannosi limitando la crescita dell’industria. Agli iniz i degli anni o ttanta, si comincia a pensar e ad una variante allo strumento urbanistico generale per consentireporzione dell’ala che affaccia su corso Monforte. Confrontando i disegni di progetto con lo stato attuale dell’edificio, alm eno, la ristrutturazione si rilevano alcune modifiche nella distribuzione degli impianti e picc oli ampliamentispazi interni. La necessità di cons ervare posti di lavoro e garantire la sicurezza degli impianti, son o problematiche molto sentite, che influenzano, inevitabilmente, le scelte di pianificazioneIn facciata due porte sono state trasformate in finestre. Nel 1986 l’Amministrazione adotta cortile è stata realizzata una vari ante generalescala per accedere direttamente all’ex locale centrale termica, dopo ch al piano cantinato. Una parte della copertura è stata adattata per poter ospitare le nuove caldaie a gas metano. L’edificio venne realizzato nel 1911. Nel 1923 la proprietà passò al Regio Governo. Nel 1940 l’area in cui insisteva l’edificio venne inserita in un Piano Particolareggiato che ne prevedeva la demolizione. Dopo varie dispute tra Comune e una precedenteSovrintendenza, abbozzata nel 1983quest’ultima l’11 Marzo 1960, non aveva passato il vaglio sottopose a vincolo diretto l’edificio, ai sensi della RegioneLegge n. 1089/39. Con la nuova variante (nella sostanza un vero nuovo P.R.G.) vengono cons entiti L’edificio è caratterizzato da finiture esterne in cemento decorativo e struttura portante prevalentemente realizzata in muratura. L’edificio è a corte chiusa ed è stato soggetto ad importanti interventi di ristrutturazione e s ostituzione e la poss ibilità di riconvertire par te delle strutture ristrutturazione/recupero del complesso industriale, prevedendo i necessari ampliamenti. A seguito di modesti intervent i di ass estamento e di ristru tturazione dell’in tero sistema produttivo, con cons eguente ridi mensionamento del personale e chiusur a dell’ industria farmaceutica, l’ azienda riprend e piede e conferma la validità del marchio, m a l’epopea della dinastia Vismara è ormai alla fine. L’industria è ceduta al Gruppo Bu itoni manufatto nel 1987, il quale la rivende l’anno dopo al Gruppo Nestlè. Per il grande gruppo internazionale la carat teristica produzione della Vis mara rappresenta un ramo di particolare rilievo ma non essenziale alla sua politica commerciale Viene ridotta la parte produttiva ed increm entata quella logistica, anche se tutti gli impianti industriali tenuti in funzione so no sottoposti a manutenzione; la parte amministrativa viene trasferita in blocco negli uffici che la casa madre ha in Milano. La ristrutturazione aziendale operata dalla Nestlè è pesante, soprattutto in termini di riduzione del personale. La Nestlè, a questo punto, propone un tentat ivo di ristrutturazione urbanistica del comparto, prospettando la demoliz ione di una par te corso degli impianti della ex Vister e la costruzione di una consistente volumetria residenziale. Il progetto trova il parziale ass enso dell’A mministrazione Comunale che lo riprende all’interno delle previsioni di una variante generale al P.R.G. che, però, non trova il consenso dei cittadini e del Co nsiglio Comunale e non super a lo scoglio di centinaia di osservazioni che mettono in seria discussione la sua struttura. Comunque il marchio mantiene il suo prestigio e la sua appetibi lità e, nel 2000, l’ azienda viene acquistata dal Gruppo Xxxxxxxxx. Quasi contestualm ente al passaggio di pr oprietà vengono intraprese trattative con l’Amministrazione comunale pe r un possibile trasferim ento al fine di permettere una razionalizzazione dei processi produttivi, resa ormai improrogabile vista la situazione in cui versano gli stabilimenti. La politica “vincolistica” delle A mministrazioni, in larga parte gi ustificata dalla necessità di controllare e contener e l’espansione a mac chia d’olio degli impianti indu striali in una z ona ormai densamente antropizzata, ha infatti prodotto come effetto principale quello di indurre l’azienda a sottoporre i xxxxxx cati a continue m anutenzioni e trasform azioni interne per dare spazio alla produzione e f ar fronte alle richiesta del mercato, riducendo, di fatto, la sicurezza complessiva. Dopo ques ta lunga introduzione, che c onsidero neces saria, e qui mi ric ollego a quant o detto in premessa circa “la storia”, alla comp rensione della particolarità dell’argomento, da qui in avanti cercherò di ev idenziare, prima, le complicate “ manovre di avv icinamento” all’Accordo di Programma, vale adire gli at ti preliminari che ne hanno prevista la fattibilità , poi il complesso procediment o di adeguamento degli strumenti urbanistic i, provinciali e comunali, per consentire la sua attuazione. Dopo il 2000, i c ontatti tr a l’ Azienda e l’Ammini strazione Comunale si fanno più intensi anche perché, nel frattempo, la Giunta Co munale appena insediat a sta provvedendo allo studio di una nuova variante al piano regolatore in sostituzio ne di que lla travolta d alle osservazioni. Per la prima volta viene affrontato il problema della rilocalizz azione (ancora definita negli atti come delocalizzazione). Nel 2001, il Consiglio Comunale adotta le linee guida per la redazione della v ariante generale definendo anche lo scenario del processo di trasferimento come segue: A livello generale, il " Progetto Vismara" dovrà innanzi tutto garantire la contestualità dell a delocalizzazione dell' Azienda e della riqualificazione dell' attuale sede, in c iascuna de lle sue fasi di attuazione in cui necessariamente si articolerà il progetto. Per ciascuna delle operazioni previste, il "Progetto Vis mara" dovrà inoltre perseguire alcuni obiettivi specifici. Per la delocalizzazione, occorre garantire:anni.

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