RIMANENZE DI MAGAZZINO Clausole campione

RIMANENZE DI MAGAZZINO. La consistenza delle rimanenze di magazzino al 30 giugno 2021 e al 31 dicembre 2020 ammonta rispettivamente a € 86.496 migliaia e € 81.689 migliaia, come evidenziato nel seguente prospetto: € (migliaia) 30.06.2021 31.12.2020 Variazioni 2021/2020 Materie prime, sussidiarie, di consumo e scorte 22.821 19.389 3.432 Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati 23.531 21.202 2.329 Prodotti finiti e merci 40.144 41.098 (954)
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Le rimanenze di materie prime e prodotti finiti sono valutate al minore tra il costo e il valore di mercato; il costo viene determinato con il metodo del costo medio ponderato. Per l’adeguamento delle rimanenze al valore netto di realizzo si è tenuto conto degli elementi di obsolescenza tecnica e commerciale creando fondi di rettifica che sono portati in diminuzione della parte attiva.
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Opere infrannuali e lavori in corso su ordinazione RIMANENZE DI MAGAZZINO Disciplina fiscale
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Le rimanenze di magazzino, pari a 25.936 mila euro al 31.03.2003, sono composte da materie prime per 2.934 mila euro, lavori in corso su ordinazione per 14.749 mila euro, merci per 8.146 mila euro ed acconti per 107 mila euro. Il decremento di 327 mila euro rispetto al 31 dicembre deriva per la quasi totalità da una rendicontazione di lavori all’ENAC di ammontare superiore rispetto alle opere realizzate nei rispettivi periodi.
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Sono rappresentate da interventi in corso d’esecuzione per la realizzazione di alloggi destinati alla vendita e sono stati iscritti in base all’avanzamento degli stessi alla chiusura dell’esercizio con riferimento ai corrispondenti “Certificati di pagamento” che comprendono SAL, spese tecniche, urbanizzazioni ecc. I valori iscritti sono inferiori ai valori di mercato.
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Le rimanenze sono iscritte al minore tra il costo di acquisto comprensivo degli oneri accessori o di produzione ed il valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato. Per la determinazione del costo di acquisto il criterio utilizzato è quello del costo medio ponderato. Il costo di produzione dei prodotti finiti e dei lavori in corso su ordinazione comprende i costi diretti (materie prime e materiali diretti, manodopera diretta) e gli indiretti imputabili ragionevolmente al prodotto (manodopera indiretta, stipendi tecnici, materiali ausiliari e di consumo, energia elettrica, spese attinenti direttamente alla produzione ivi compresi gli ammortamenti ordinari). Gli anticipi a fornitori di materi prime, sussidiarie, di consumo e merci, sono iscritte al valore nominale. Le materie prime, i semilavorati, le merci ed i prodotti finiti che non hanno trovato una vendibilità futura sono stati opportunamente svalutati al fine di tener conto del relativo valore di recupero.
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Le eventuali giacenze di magazzino (materie prime, secondarie e di consumo; semilavorati; prodotti in corso di lavorazione; prodotti finiti; lavori in corso su ordinazione) vanno valutate al minore fra costo e valore di presumibile realizzazione desunto dall’andamento del mercato (art. 2426, n. 9, codice civile). I crediti di funzionamento comprendono anche i crediti che sono stati oggetto di cartolarizzazione (la cessione di crediti pro soluto non costituisce cartolarizzazione). La corretta applicazione del principio della competenza finanziaria garantisce la corrispondenza tra i residui attivi diversi da quelli di finanziamento e l’ammontare dei crediti di funzionamento. I crediti sono iscritti al valore nominale, ricondotto al presumibile valore di realizzo, attraverso apposito fondo svalutazione crediti portato a diretta diminuzione degli stessi. Il Fondo svalutazione crediti corrisponde alla sommatoria, al netto degli eventuali utilizzi, degli accantonamenti annuali per la svalutazione dei crediti sia di funzionamento che di finanziamento. L’ammontare del fondo svalutazione crediti dovrebbe essere, data la metodologia di calcolo dell’accantonamento al fondo stesso di cui ai punti n. 4.20 e n. 4.27, di pari importo almeno pari a quello inserito nel conto del bilancio. Però, il valore dei fondi previsti in contabilità finanziaria ed in contabilità economico-patrimoniale potrebbe essere diverso per due ordini di motivi. In contabilità economico-patrimoniale, sono conservati anche i crediti stralciati dalla contabilità finanziaria ed, in corrispondenza di questi ultimi, deve essere iscritto in contabilità economico- patrimoniale un fondo pari al loro ammontare. Inoltre, in contabilità economico-patrimoniale potrebbero essere iscritti dei crediti che, in ottemperanza al principio della competenza finanziaria potenziata, in contabilità finanziaria, sono imputati nel bilancio di anni successivi a quello cui lo Stato Patrimoniale si riferisce. Pertanto, mentre in contabilità economico-patrimoniale tali crediti devono essere oggetto di svalutazione mediante l’accantonamento di una specifica quota al fondo svalutazione, in contabilità finanziaria tale accantonamento avverrà solo negli anni successivi. Nello Stato patrimoniale, il Fondo svalutazione crediti non è iscritto tra le poste del passivo, in quanto è portato in detrazione delle voci di credito a cui si riferisce. A tal fine è necessario che il fondo sia ripartito tra le tipologie di crediti iscritti nel...
RIMANENZE DI MAGAZZINO. Le Rimanenze di magazzino al 30 giugno 2022 ammontano a € 95.379 (€ 82.368 migliaia al 31 dicembre 2021). Si riporta di seguito il dettaglio e la movimentazione del periodo: € (migliaia) 30.06.2022 31.12.2021 Variazioni 2022/2021 Materie prime, sussidiarie, di consumo e scorte 23.738 22.844 894 Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati 31.845 27.900 3.945 Prodotti finiti e merci 39.796 31.624 8.172