ACCORDO SEPARATO SUL PUBBLICO IMPIEGO: CHI HA FIRMATO MENTE SAPENDO DI MENTIRE
ACCORDO SEPARATO SUL PUBBLICO IMPIEGO: CHI HA FIRMATO MENTE SAPENDO DI MENTIRE
Il 4 febbraio è stato firmato da Xxxx Xxx ed altre sigle sindacali un accordo sull’applicazione della legge 150/09 cosiddetta Brunetta, i firmatari sostengono di aver sconfitto Xxxxxxxx con “un accordo e non con lo sciopero” e di aver così difeso i livelli stipendiali dei lavoratori e delle lavoratrici. La FLC CGIL ritiene invece che con questo accordo sia stata confermata anche nei comparti università e ricerca, l’applicazione di una legge che nei fatti era bloccata dalla manovra finanziaria.
Xxxxx Xxxxxxxx: Nei comunicati, i firmatari affermano di aver tutelato i dipendenti pubblici dai “danni che sarebbero stati provocati dalle varie normative che portano il nome del ministro Xxxxxxxx” in realtà con questa firma accettano senza alcuna modifica l’impianto del d.lgs 150/09 (Xxxxx Xxxxxxxx) con tutte le sue iniquità: valutazione esasperata dei lavoratori, premialità solo per il 25% di loro mentre l’altro 50% subisce una decurtazione rispetto ai trattamenti attuali ed il 25% non intasca un euro, inasprimento sanzioni disciplinari, depotenziamento progressioni orizzontali, annullamento progressioni verticali, riduzione della contrattazione integrativa con sottrazione di materie oggi di competenza di quel livello negoziale. Tutta questa fretta, inoltre, mentre per ricercatori e tecnologi si attende ancora l’applicazione del DPCM sulla premialità foriero di altre complicazioni per l’evidente fumosità del ruolo dell’Anvur.
Risorse: L’accordo definisce che per finanziare meriti e premi dovranno essere utilizzate le risorse del “dividendo di efficienza”; la roboante definizione altro non indica che le risorse tagliate dalla legge 133/08. In realtà con la sottoscrizione di questo accordo i firmatari hanno accettato di erogare le eventuali risorse aggiuntive secondo gli ingiusti criteri della legge Xxxxxxxx pur nella consapevolezza che a causa della finanziaria di Tremonti per i prossimi tre anni ci sarà il blocco della contrattazione nazionale con notevole perdita del potere d’acquisto di lavoratrici e lavoratori e con le carriere bloccate.
Già con il rinnovo del biennio economico 2008/09 (non sottoscritto dalla CGIL poiché non recuperava neanche l’inflazione programmata) Cisl e Uil sostenevano di aver recuperato, attraverso il contratto, il taglio del 10% dei fondi accessori operato dalla precedente legge 133/08, con modalità da definire con ulteriori interventi normativi. Ad oggi del recupero promesso non vi è alcuna traccia. In compenso, grazie all’accordo firmato il 4 febbraio, il governo riesce ad avviare la così detta premialità del decreto Xxxxxxxx altrimenti bloccata nella sostanza dalla legge 122/10.
Le risibili risorse messe in gioco con l’accordo, la cui entità è ben lungi dal compensare anche lontanamente il taglio del 10% allora operato, saranno utilizzate per imporre ai lavoratori la sgradevole commedia del merito, determinato a priori (25-50-25).
Su questo, è evidente l’antagonismo tra il decreto Xxxxxxxx e la legge 122/10. La iniqua legge 122/10 infatti, congela non solo il valore dei fondi per l’accessorio ma anche il trattamento economico dei singoli dipendenti rispetto al 2010, con la conseguenza che le due leggi confliggendo tra loro impedivano, di fatto, l’applicazione della parte premiale del decreto Brunetta.
Tale dispositivo viene oggi reintrodotto con l’accordo e per di più su risorse di miserabile entità. Stupefacente la dichiarazione dei firmatari che dicono di aver “salvato il salario accessorio” dei singoli dipendenti scrivendo nell’accordo che non potrà essere inferiore a quello percepito nell’anno 2010. Xxxxxxxx avrebbe dovuto informarli per tempo che tale misura era già desumibile dalla legge 122/10. Gli stessi firmatari sostengono inoltre che ulteriori risorse potranno essere messe a disposizione della contrattazione integrativa, “anche aggiuntive, purché neutrali sui saldi di finanza pubblica”, ma sempre destinate all’applicazione del decreto Brunetta.
Abbiamo difficoltà a comprendere da cosa tragga origine il fuoco sacro dei firmatari dell’accordo a veder ad ogni costo applicato quel decreto, resta comunque la considerazione tecnica che anche il punto 3 dell’accordo, come da loro liberamente interpretato, entrerebbe in contrasto con la legge 122
(invarianza dei fondi accessorio rispetto al 2010) restando di fatto nullo a meno di introdurre successivamente deroghe alla legge stessa.
Relazioni sindacali: E’ gravissima la scelta di stipulare un accordo quadro sulle relazioni sindacali in deroga al contratto nazionale, sino ad oggi considerato l’unico strumento per la loro definizione; è evidente che se le relazioni sono definite in un contratto quadro e il resto è definito dalla legge, si delinea anche il futuro del contratto nazionale che non sarà più lo strumento principe di regole e tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.
Le relazioni sindacali saranno ridisegnate secondo i principi introdotti dal decreto Xxxxxxxx e dall’accordo separato del pubblico impiego che non terranno conto delle peculiarità dei comparti, abbasseranno il livello di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori lasciandoli in balia dei dirigenti a loro volta privati di tutele e costretti ad un ruolo aziendalistico assolutamente improprio per i nostri settori. Tanta fretta a puntellare le traballanti politiche del Governo sul pubblico impiego, appare a dir poco ingiustificata anche tenuto conto che fino ad oggi vi sono ben cinque sentenze favorevoli al sindacato ed ai lavoratori sul ruolo preminente del contratto nazionale nel definire le materie di contrattazione e che questo ha impedito l’applicazione unilaterale e anticipata del decreto Brunetta.
QUELLO CHE l’ACCORDO INVECE NON PRENDE NEANCHE IN CONSIDERAZIONE
• PRECARIATO. Nulla è previsto per la tutela di questo personale sia in termini di risorse che vengono tagliate sia in termini di percorsi di stabilizzazione. Nel caso dei ricercatori universitari a tempo determinato il precariato viene istituzionalizzato dalla legge Xxxxxxx.
• RSU niente si dice sul loro rinnovo nonostante la previsione legislativa contenuta nello stesso decreto legislativo 150 di rinnovarle entro novembre 2010 e il successivo pronunciamento del Consiglio di Stato che proprio in risposta ad un quesito del Ministro Xxxxxxxx dispone il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici di scegliere la propria rappresentanza alle condizioni vigenti.
• RINNOVO DEI CONTRATTI NAZIONALI. Con la sottoscrizione dell’accordo siamo di fronte ad una sorta di presa d’atto della disdetta triennale del contratto con la rinuncia a qualunque ipotesi rivendicativa per il triennio 2011-2013, per non parlare dell’accettazione implicita del blocco delle carriere comunque denominate e dei meccanismi di progressione economica, comprese le fasce stipendiali dei ricercatori e tecnologi.
La lettura dell’accordo ci restituisce dunque una immagine rovesciata rispetto alle dichiarazioni dei firmatari.
• Dove nelle dichiarazioni si afferma che sarebbero saltati “ i meccanismi nefasti” della legge Xxxxxxxx, nei fatti troviamo un dispositivo che permette alla legge stessa di salvarsi sopravvivendo agli impedimenti oggettivi rappresentati dalla pur pessima legge 122.
• Dove nelle parole, si afferma “ il risultato raggiunto dai lavoratori pubblici anche rispetto a quelli degli altri paesi europei”, il percorso concreto che viene tracciato è di totale arretramento negoziale.
Non solo, quindi, l’accordo peggiora le condizioni di vita e di lavoro di migliaia di lavoratrici e di lavoratori ma apre la strada ad una riduzione delle relazioni sindacali (già contenute nel precedente accordo separato sul modello contrattuale del 2009) espropriando i lavoratori della possibilità di partecipare e condividere le scelte che riguardano la propria condizione.